sabato 21 luglio 2012

MICHELE E IL DRAGO



Nel post di giugno vi avevo promesso qualcosa di più, ed ecco la mia ultima fatica: L'ARCANGELO MICHELE E IL DRAGO




é un'icona che nasce come studio personale di un soggetto, con la supervisione del maestro (Giovanni Raffa). 


Abbiamo lavorato nel mese di Luglio, a Niguarda (MI) all'interno di un corso nato per far conoscere e divulgare la pratica delle Icone di misura (quelle regalate ai bambini in occasione della loro nascita; di misura in quanto hanno la lunghezza del bambino, e la larghezza delle spalle). 

Detto questo capite chiaramente che la mia non è un’icona di misura ma è complicato spiegarvi come sia approdata a quel corso con una tavola più grande del dovuto (40 per 50).

Veniamo al lavoro svolto: ho guardato diversi soggetti prima di abbozzare il disegno: quello che maggiormente ha ispirato la mia composizione è un’icona del XII secolo che rappresenta il miracolo di San Michele a Chonae conservata nel monastero di Santa Caterina in Sinai. 

Ero partita dall'idea di rappresentare Michele come “Forza di Dio”, “Chi è come Dio”, quindi come un guerriero possente, capo delle milizie celesti, liberatore del Male incarnato nel drago apocalittico. 

Riflettendoci meglio ho pensato che la forza di Dio non è quella dell'uomo, non è violenza che sottomette, non è potere che schiaccia, non è nel vento impetuoso, nel terremoto o nel fuoco, ma è nella brezza leggera, che accarezza il profeta Elia, alla ricerca di Dio, sul monte sacro (1Re19,9-13). 

Forte di questa intuizione, mi sono stupita di trovare in quell'icona bizantina un Michele così delicato, la trasparenza delle vesti e la delicatezza dei gesti e dell'anatomia facevano al caso mio.




Le ali le ho viste su un affresco (non mi ricordo da dove provenga, Giovanni lo conosceva quindi deve essere abbastanza famoso), ho trovato interessante la cadenza “dell'assist bianco” che ricorda lo scorrere dell'acqua in grado di modellare  la roccia con la sua delicatezza e costanza.




Anche il drago lo volevo bello, seducente, nella mia idea c'erano colori caldi, vivaci. 
Le ali e l'anatomia principale sono state prese da un San Giorgio russo, ma i colori me li hanno suggeriti le icone con draghi fatti ultimamente dai miei maestri; le bestie che fa Laura sono così attraenti che spiegano la caduta di molti nei confronti del male.



 


















In fine l'atteggiamento dell'uccisione, della sconfitta del maligno, non come una vittoria preannunciata ma come una dolorosa necessità, come se, malgrado tutto, ci fosse un legame profondo tra le due creature, e questo triste epilogo ricucisse ciò che la rottura (Diabolo) avesse sfasciato: l’equilibrio iniziale tra creatura e Creatore.




















La mia intuizione mi piace molto, ecco perché l'icona non mi soddisfa pienamente; aldilà delle difficoltà e dei limiti che sperimento ogni qualvolta mi confronto col mio maestro, l'amarezza che ho nel considerare questa icona finita è quella di non essere un’iconografa così in gamba da riuscire a trasmettere, con questo mezzo, idee così importanti.



L'unica nota positiva: un’iniezione infinita di umiltà, che ogni tanto non guasta; Paolo diceva ai Corinzi: “Quando sono debole è allora che sono forte!”, chissà se anche per gli iconografi questa massima funziona?